giovedì 31 dicembre 2009

L'istruzione del nuovo millennio

Il nostro è il secolo delle grandi rivoluzioni tecnologiche. Il nostro stile di vita, grazie alle nuove tecnologie, è completamente cambiato. Pochi anni fa per svagarsi si andava a teatro e per soddisfare le nostre curiosità si andava in biblioteca. Oggi con un computer puoi fare tutto ciò e molto più da casa tua. Eppure alcune cose sembrano rimaste immutate. Alcune persone continuano ad ignorare l'immenso potenziale delle tecnologie che la scienza ci ha messo a disposizione. Come accadeva secoli, millenni fa, ancora oggi nelle scuole il principale mezzo di studio è il libro. Attirare l'attenzione dei giovani di oggi, abituati a stimoli multi sensoriali come la tv, è sempre più difficile. Cercare di interessare dei ragazzi, per di più ad argomenti generalmente considerati noiosi ed inutili, con dei libri è impresa ardua. Che sia ben chiaro, non ho nulla contro i libri, anzi, sono convinto che studiare su un libro per certi aspetti sia più piacevole e più gratificante dello studio su un display. Tuttavia il supporto tecnologico ha dalla sua parte degli innumerevoli vantaggi. In un solo dispositivo spesso una manciata di millimetri, si può avere molto più di quello che sta nella libreria più grande del mondo. Ma questo è solo la punta dell'iceberg. Chi ha visto almeno un film di Harry Potter sarà probabilmente rimasto affascinato da quelle immagini sui giornali che sono in realtà delle finestre virtuali su un mondo parallelo in cui le persone ritratte si muovono, sorridono, parlano, in altre parole vivono una loro vita. Ebbene oggi con la tecnologia tutto ciò è possibile. Prendete il modello 3D di una persona, appiccicategli sopra i vestiti e la faccia di Alessandro Magno, mettete sullo sfondo l'immagine dell'interno di una casa del suo tempo e condite il tutto con delle animazioni standard in sequenza casuale che gli danno un po' di vita. Adesso unite le tecnologie di ingegneria della conoscenza e potrete perfino parlare con Alessandro Magno che vi risponderà, seppur in maniera limitata, elaborando le risposte partendo da tutti i testi a nostra disposizione che lo riguardano. Potrete chiedergli di raccontarvi le sue imprese, la sua vita e magari anche cosa faceva per svagarsi. Potrete girare in lungo e in largo nel modello 3D di una antica polis greca per vedere com'era strutturata, o ruotare a 360° la ricostruzione di un antico utensile. Una storia, invece di essere scritta, potrebbe essere vista attraverso una ricostruzione storica, un cortometraggio come quelli che si vedono spesso in Tv. Le possibilità sono infinite, limitate solo dalla nostra fantasia. I testi, ispirandosi ai wiki, potrebbero essere continuamente migliorati dai suggerimenti di tutti gli insegnanti e, perché no, degli studenti. Inoltre credo che se le cose sono scritte bene non è necessario che un insegnante le spieghi. Tutti leggono, nel nostro caso possiamo dire anche interagiscono con il "libro" e se hanno dubbi chiedono all'insegnante che provvederà, oltre a rispondere, a inviare la domanda ricevuta sul wiki. In questo modo, oltre alla possibilità di creare una pagina dedicata alle FAQ, tutti possono cercare un nuovo modo di esprimere i concetti che eviti l'insorgere del dubbio in questione. Gli insegnati dovranno spiegare meno e impiegheranno il tempo guadagnato a migliorare il wiki. Altro vantaggio offerto dal testo digitale è dato dalla possibilità di inserire collegamenti ipertestuali su tutte le parole che rimandano ad argomenti che possono essere approfonditi. Oggi questa tecnica è largamente diffusa in molti siti come, ad esempio, wikipedia dove questa convenzione mostra il massimo delle sue potenzialità. Affinché tutto ciò sia possibile deve essere lo stato ad assorbire l'onere di produrre questi contenuti scolastici facendo anche in modo che ci sia un ente centrale atto a riunire tutti i contributi apportati al wiki. Questo fa anche in modo che non ci siano più aziende editrici che lucrano sull'istruzione producendo ogni anno nuove edizioni con l'obiettivo non di migliorare la qualità dei testi, ma di scoraggiare il mercato dell'usato, creando anche inquinamento. L'istruzione non è un business, ma un servizio offerto alla comunità. Ogni studente dovrebbe quindi essere dotato di un dispositivo elettronico, un tablet o un notebook, il cui costo è sicuramente inferiore a quello dell'acquisto di tutti i libri necessari nel corso degli anni. Come accede in Italia per i libri allo stesso modo l'acquisto di questo dispositivo verrebbe finanziato in parte o totalmente dallo stato per le famiglie meno agiate.

martedì 29 dicembre 2009

L'economia dei rifiuti

Nella situazione odierna, uno dei problemi che affligge maggiormente l'ambiente è lo smaltimento dei rifiuti, che provengono per la stragrande maggioranza dai paesi più industrializzati. La situazione è grave a tal punto che è ormai tecnica assodata dei governi l'esportazione dei rifiuti nei paesi poveri. Sebbene questo problema dovrebbe stare a cuore ad ogni abitante del nostro pianeta, solo in pochi sembrano preoccuparsene, o almeno da preoccuparsene a tal punto da cambiare le proprie abitudini di cittadino consumista. E' anche vero che questo è uno di quei problemi considerati "a lungo termine", e si sa che la natura umana tende a curarsi poco di ciò che non lo tocca personalmente. Piuttosto si tende ad adottare soluzioni temporanee come appunto l'esportazione dei rifiuti, o seppellirli sotto terra seguendo la logica, penso ereditata dai geni che condividiamo con le scimmie, "lontano dagli occhi, lontano dal cuore".
In questo contesto è lo stato che deve farsi carico di trovare delle soluzioni a lungo termine e sicuramente più efficaci di quelle utilizzate fino ad ora. Già in un post precedente avevo scritto che la fonte primaria di rifiuti sono gli imballi alimentari e che centralizzando la ristorazione, questi si potrebbero ridurre drasticamente. Per trovare un'altra soluzione basta porsi una semplice domanda: "qual'è la leva che posso usare per convincere tutti a inquinare meno?". La risposta è immediata: il denaro. Il ragionamento è semplice: invece di far pagare una tassa fourfaittaria sui rifiuti, introdurre una tassa, che le aziende pagano all'atto della produzione di qualsiasi bene di consumo, proporzionale ai suoi costi di smaltimento e all'inquinamento prodotto. Sebbene sembri razionale tenere in considerazione i costi di smaltimento, qualcuno potrebbe obiettare sul fattore inquinamento. Quello che sfugge in questi casi è che la terra è un bene e ha un valore; anche la salute è un bene e ha un valore. Quindi se qualcuno, producendo inquinamento, riduce il valore di questi bene, che appartengono a tutti, deve in qualche modo ricompensarli per il bene perduto. Per calcolare l'ammontare di questa tassa bisogna quindi tenere in conto la percentuale del prodotto che può essere riciclata, i costi di disassemblaggio per separare la parte riciclabile da tutto il resto, l'inquinamento prodotto dalle parti non riciclabili, i costi energetici sia del processo di produzione sia di quello di smaltimento e infine l'efficenza energetica del prodotto stesso se energivoro. L'ammontare della tassa deve essere visibile in tutti i punti di distribuzione del prodotto, in modo che il consumatore sia informato sull'inquinamento generato e sull'efficenza energetica del prodotto che desidera acquistare.
Per scoraggiare i produttori ad applicare politiche di obsolescenza programmata, tecnica introdotta intorno agli anni 50 per incrementare le vendite, si dovrebbe alzare per legge il numero di anni in cui il prodotto è in garanzia dal produttore. Inoltre la somma del costo dei singoli componenti di ricambio non deve superare quello del prodotto finito. Tenere alto il costo dei pezzi di ricambio permette infatti sia di scoraggiare la riparazione a favore dell'acquisto di un nuovo prodotto ottenendo un maggiore guadagno, sia di far scomparire dalla circolazione i prodotti più datati in modo da aumentare l'obsolescenza percepita. Infatti più il consumatore è circondato da nuovi modelli del suo prodotto, più aumenterà il suo disagio e la tentazione di fare un nuovo acquisto.
Può invece essere dato un bonus ai prodotti che offrono la possibilità di aggiornare facilmente le componenti che subiscono una rapida evoluzione tecnologica. Ad esempio nei notebook alcuni componenti come la tastiera, il touchpad, il monitor, restano sostanzialmente invariati per parecchi anni, metre quello che cambia di continuo è il processore, la quantità di memoria, RAM e del disco fisso. Spesso inoltre dopo pochi anni il supporto software all'hardware datato viene sospeso.
Con degli accorgimenti di questo genere il consumatore viene tutelato dalle tecniche attuate dai produttori per incrementare le vendite, quindi si inquina di meno e si paga solo per i rifiuti che effettivamente si producono.
Sebbene il calcolo di questa tassa, che deve essere effettuato per ogni prodotto messo in commercio, può sembrare un onere troppo grande, bisogna considerare la spinta che può dare ai produttori affinchè producano prodotti sempre meno inquinanti, e la ricompensa data al cittadino che produce pochi rifiuti. Inoltre se paragonato ad altre tecniche che sono state proposte come la raccolta di rifiuti porta a porta, questa soluzione sembra di più semplice realizzazione e di minor costo.

P.S. Vorrei segnalare questo video molto interessante sulla storia delle cose.